Maggio e i suoi pensieri. È normale sentirsi così.


7 giugno 2020



Due giorni fa stavo facendo un giro in bicicletta in centro a Firenze. Erano le otto di sera e una luce calda e accogliente si faceva largo tra i vicoli e le case. Il cielo era blu intenso, e ammaliava la vista con un colore tanto limpido quanto profondo. Mentre pedalavo, mi rendevo conto di quanto questa atmosfera mi sembrasse calma e incredibilmente surreale. L’assenza di turisti e delle folle scalpitanti in questi ultimi mesi ha reso la città silenziosa e bellissima. 
Mi sono fermata in piazza Santa Croce per scattare qualche foto, erano mesi che non ci passavo, e al tramonto gruppetti di bambini di circa sei anni giocavano a pallone. Mi è sembrato un evento così straordinario in un contesto a me così noto e familiare.
Presa dall’entusiasmo ho raggiunto poi Piazza della Signoria. 
Anche lì c’era pochissima gente e ho notato particolari a cui mai avevo fatto caso prima. Uno stemma luccicante su una mattonella, un disegno sul pavimento…
Pedalando con la mia bici celeste mi sentivo euforica, avevo la città ai miei piedi, sentivo di poter andare ovunque. 
Pochi secondi dopo ho preso una discesa e mi sono resa conto che la mia bici stava andando davvero veloce, troppo veloce. 
In una frazione di secondo mi sono trovata per terra completamente stordita e dolorante.
Non avevo più gli occhiali, la borsa che tenevo a tracolla era balzata metri più avanti, la bici mi era caduta addosso, l’avambraccio mi bruciava e sentivo un dolore tremendo sull’interno coscia sinistro. 
Una ragazza un po’ esitante mi ha raccolto gli occhiali, il mio ragazzo mi ha tolto la bicicletta da sopra le gambe e piano piano mi sono alzata.
Lo spavento e l’effetto sorpresa della situazione sono stati così violenti che poco dopo ho avuto un mancamento. La vista si è offuscata all’improvviso e la testa ha cominciato a girare. Mi sentivo completamente venire meno.

Che cosa stava succedendo? Possibile che una caduta in bicicletta potesse avere questo effetto su di me? Carlotta, forza riprenditi- mi dicevo, incredula. 

Il mio ragazzo cercava di minimizzare l’accaduto, sortendo in me l’effetto opposto. Mi agitavo sempre di più, non capivo cosa stesse succedendo, mi mancava il respiro. Vedevo tutto nero. 

È stato un passante che, vedendomi per terra, si è fermato, mi ha sentito il polso e mi ha detto “È normale tu ti senta così, è lo spavento. Adesso respira. È normale sentirsi così”.

 È normale sentirsi così.

È bastato sentire quella frase che il mio cuore piano piano è tornato al ritmo normale. È normale sentirsi così. Non sta succedendo niente. È perfettamente umano.

Questa sensazione di totale sopraffazione è stata una costante nei mesi precedenti, nei mesi in cui eravamo tutti in quarantena, mentre fuori casa stava succedendo l’imprevedibile.

Mi ricordo benissimo, quando, dopo circa un mese di lockdown lessi in un articolo che era perfettamente normale sentirsi sopraffare da quella situazione.

Perché, fino a quel momento, nessuno ce l’aveva detto?

Mi ricordo che i primi tempi di quarantena i miei conoscenti, ed io compresa, eravamo vittime di un effetto sorpresa di questa situazione.
Vi ricordate quando dai balconi sentivamo gli applausi?
Quando cantavamo “Azzurro”? 
Dopo circa due settimane, regnava il silenzio.

Tutti noi, dopo due settimane circa, avevamo capito che la situazione era più tosta del previsto e come per magia tutta quell’adrenalina incamerata nei giorni precedenti stava svanendo. 
È lì che il senso di sopraffazione ci ha invaso tutti. 
È in quel momento che ci siamo sentiti tutti mancare.

Mi ricordo perfettamente i messaggi di una mia amica in cui mi raccontava di non riuscire a fare niente per tutto il giorno. Era nel panico. 
Io le dissi che era perfettamente normale sentirsi così.

Quelle parole, sia a me che a lei, valsero come una legittimazione a sentirsi in un modo totalmente straordinario, al di fuori del normale. Come se quelle sensazioni così eccezionali, totalmente improvvise e ingestibili fossero normali, umane e comuni a tutti. 
Saperlo ha avuto un effetto spiazzante.

È stata quella la mia chiave di sopravvivenza. È stato sapere di star vivendo qualcosa di umano e condivisibile che mi ha calmata e successivamente fatto reagire.


L’imprevisto, lo straordinario, l’evento unico, può stravolgerci e la sensazione di non avere assolutamente niente sotto controllo è umana.

Non capita soltanto a me, o soltanto a te. Capita a tutti e va bene così.



Libro del mese: The Chain di Adrian McKinty.

Serie tv del mese: Homeland

Piatto del mese: Ficattola con crudo, pecorino e carciofini sottolio 

Mood del mese: La nuova normalità, non è poi così normale.


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