#9 Vi racconto com'è vivere in Australia.

Vivere in Australia: mito o possibilità?
Cambiare vita, lasciare tutto e andare dall’altra parte del mondo: sogno o necessità?

Mi sono imbattuta tante volte in racconti di vita all’estero e mai quanto riguardo all’Australia ho ascoltato e letto storie così diverse tra loro.
Si è parlato tantissimo dei famosi lavori nelle fattorie, dello sfruttamento dei ragazzi in cerca di lavoro e di quanto, al tempo stesso, lo stile di vita e la retribuzione lavorativa (e non solo) siano auspicabili rispetto al nostro paese.

Oggi raccolgo la storia di Agnese, autrice del travel-blog I’ll B right back, che per un anno ha deciso di cambiare vita e lavorare come ragazza alla pari a Sydney.
Le ho fatto 11 domande dedicate alla vita come expat in Australia, al lavoro, alle nuove amicizie e…
Siete pronti per partire?


11) Ciao Agnese! Ci racconti qualcosa di te e come mai hai deciso di vivere un anno proprio in Australia?
Ciao Carlotta e ciao ai tuoi lettori! Io sono Agnese, ho 27 anni e sono toscana nel profondo, nonostante le mie esperienze di vita a Milano e poi all’estero.
Mi sono trasferita in Australia nel 2014, qualche mese dopo la Laurea Magistrale, nel momento in cui si è in bilico tra la fine degli studi e l’inizio del perseguimento di una carriera. Quel momento mi è sembrato perfetto per realizzare il mio sogno: andare in Australia. Non sono mai stata una grande sognatrice, ma fin da bambina avevo in testa questo grande Paese dall’altra parte del mondo: lo fissavo sul mappamondo e mi attirava tantissimo.
Crescendo, l’ho studiato e ho scoperto molte cose interessanti e bellissime sul suo conto, e la mia voglia di visitarlo è cresciuta ogni giorno di più.
Alla fine, mi sono detta: “se non provi ad andare adesso, non ci andrai mai più!” E così, sono andata. 




2-    Quali canali hai utilizzato per trovare lavoro come ragazza au pair?
Non sognavo di lavorare come ragazza alla pari, ma alla fine ho scelto questa esperienza perché mi permetteva di arrivare in Australia con vitto, alloggio e un piccolo stipendio già assicurati. Credetemi, non è certo roba da niente in un Paese competitivo e costoso come questo! In più, lavorare alla pari ti permette di entrare da subito in contatto con la realtà locale, assorbendone cultura e stili di vita in modo approfondito, e questa era una cosa a cui tenevo molto. Per trovare la mia famiglia ospitante non mi sono affidata ad agenzie (ne esistono tantissime!), ma a un sito web che si chiama Au Pair World. Qui famiglie e ragazzi/e si iscrivono, inserendo fotografie e un profilo ricco di informazioni ed esperienze.
In base ad alcuni parametri, famiglie e ragazzi possono cercarsi, trovarsi, conoscersi e poi, se c’è un match, passare ad altri canali, come email o skype. Si tratta di un servizio gratuito per i ragazzi, mentre le famiglie devono pagare un piccolo contributo. È un sito molto utilizzato e conosciuto, nonché molto sicuro (le famiglie vengono valutate attentamente prima di essere accettate nel sistema).

3-    Ci racconti la tua giornata tipo? Quali erano i tuoi doveri? Avevi dei giorni liberi? Era un lavoro retribuito?
Mi occupavo di due bambini: un bimbo adorabile di 5 anni e una piccola donna di 8 e mezzo. Lui a scuola per 3 giorni alla settimana, lei 5, dalle 09.00 alle 15.00. Quindi, stavo con i bambini quando non erano a scuola e, quando invece ero sola, mi occupavo della casa: pulizie leggere, cucina in ordine, cane a passeggio, lavatrici…cose molto tranquille.
Ok, detto così sembra facile, ma non sempre lo era: la sveglia suonava alle 06.00 e lavoravo circa 40/45 ore a settimana, e alcuni giorni erano davvero molto pesanti. Avevo libere parecchie ore: due pomeriggi infrasettimanali più il sabato e la domenica.
Voglio però precisare che ogni famiglia è diversa e, nonostante i compiti e i doveri siano più o meno gli stessi, ognuna ha diversi orari, routine e stili di vita, per cui è impossibile generalizzare! Ora, ad esempio, sono ragazza alla pari in Nuova Zelanda e ho compiti e orari molto diversi.
Il lavoro in Australia era retribuito: 200 dollari a settimana ma, soprattutto, vitto e alloggio gratuiti (che, in Paesi come l’Australia, sono da considerare forse più importanti di uno stipendio).



4-    Che cosa ti piaceva fare nel tempo libero?
Il mio tempo libero lo trascorrevo principalmente a Sydney, a circa 15 km da dove abitavo. Ovviamente non sto a dirti che a Sydney ci sono milioni di cose da fare! JSemplici passeggiate, musei, zoo, scoperta ogni weekend di un quartiere diverso, locali, mercatini…e ovviamente le spiagge! Sia quelle di Sydney (come la famosa Bondi Beach), sia le Northern Beaches (come Manly o Dee Why, il district dove abitavo).
Durante il periodo come ragazza alla pari ho anche trascorso qualche weekend fuori porta, affittando una macchina e mettendo insieme un po’ di amici per dividere i costi. Oppure, mi piaceva semplicemente starmene a casa o sul prato di fronte alla spiaggia a leggere, studiare, chiacchierare o rilassarmi. Insomma, passatempi normalissimi!

5-    Hai riscontrato particolari differenze culturali?
L’Australia ha una cultura “occidentale”, quindi non ci sono particolari differenze culturali, almeno a livello generale. Abitando lì ed entrando in stretto contatto con i locali, però, si notano alcuni piccoli dettagli di comportamenti e stili di vita molto diversi da quelli italiani o europei. La caratteristica principale degli australiani, che si nota subito, è il loro essere laidback, cioè tranquilli, rilassati, senza grilli per la testa. Significa che i bambini tornavano scalzi da casa a scuola, che un po’ di febbre non veniva neanche considerata, che se si arrampicavano chissà dove non c’era da preoccuparsi…cose che farebbero accapponare la pelle a qualsiasi mamma italiana, anche la meno protettiva!
E questa rilassatezza si nota anche in altre cose: dai pomeriggi in spiaggia con la birra ghiacciata in mano al surf la mattina presto, fino agli immancabili barbecue, ovunque e comunque…uno stile di vita davvero rilassato e spensierato!
All’inizio ho trovato questo aspetto fin troppo accentuato, mi sembravano quasi menefreghisti; poi ho iniziato a farlo mio e andare al supermercato (quasi) in pigiama non mi sembrava più così male.
Un altro aspetto fondamentale della cultura australiana è, paradossalmente, quello di non avere una cultura vera e propria. O meglio, l’Australia è un Paese estremamente multiculturale, dove tradizioni, storia, piatti tipici, eventi e stili di vita sono attinti in modo naturale da molti altri Paesi. Questo è il bello dell’Australia, un Paese relativamente giovane che ha saputo costruire una sua propria identità attingendo da quelle degli immigrati che l’hanno felicemente popolata nel corso dei secoli!



6-    Sei riuscita ad integrarti bene e a fare nuove amicizie?
Sono partita da sola, e dopo soli 6 giorni in Australia ho sentito la voglia di conoscere nuove persone. In Australia, per gli expat è facile: basta iscriversi a qualche gruppo su Facebook e chiedere se qualcuno ha voglia di prendere un caffè con te, ed è fatta! Di ragazzi (soprattutto ragazze) alla pari, poi, ce ne sono a decine, per cui non c’è pericolo di solitudine. All’inizio si fa fatica perché sembra innaturale ritrovarsi a un tavolo con perfetti sconosciuti. Ma poi ti assicuro che inizi a farci l’abitudine e diventa quasi elettrizzante, quasi più bello così! Non conto più le volte che sono uscita a fare serate, passeggiate o incontri con perfetti sconosciuti, alcuni dei quali sono poi diventati amici.

7- Come descriveresti Sydney?
Ok, in questo caso sappi che non sarò assolutamente imparziale, perché io sono follemente innamorata di Sydney, ci ho lasciato il cuore. Sydney è immensa, e in essa convivono mille volti: il caos del traffico, la tranquillità dei suoi spazi verdi, i molteplici punti da cui ammirare un panorama ogni giorno diverso, le infinite possibilità di trascorrere il tempo, di giorno e di notte, per tutti i gusti: davvero per tutti!
Sembra una frase fatta, eppure a Sydney ho sempre percepito la sensazione di essere a casa, di essere in un luogo che mi era familiare, estremamente caro ancora prima di metterci piede; e, soprattutto, un luogo in cui puoi davvero essere te stesso, senza finzione, senza trucco, senza pose. La gente è solidale, presente e gentile, ma non si cura di te, di come sei vestito, di come ti comporti (almeno fino a che non trasgredisci le regole).
Insomma, ho detto tutto e non ho detto niente, lo so! Ma quando si è innamorati non si ragiona molto bene.



8-    Hai mai pensato “Chi me l’ha fatto fare? Voglio tornare in Italia?”. Se sì, perché?
Sì, ci ho pensato qualche volta. Soprattutto perché la mamma della mia famiglia ospitante e io non andavamo sempre d’accordissimo, per cui alcune volte mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare di vivere sotto il suo stesso tetto. Anche dopo, quando non ero più ragazza alla pari e lavoravo in città, mi è capitato qualche volta di pensarlo, in particolari momenti di nostalgia o di frustrazione.
Ma questi pensieri sono sempre durati poco, pochissimo: bastava guardare fuori dalla finestra e rendermi conto del posto incredibile in cui ero, di tutta la strada che avevo fatto per arrivarci, e di come finalmente ero riuscita a realizzare il mio sogno facendo affidamento solo sulle mie forze. E i momenti di sconforto passavano in un baleno.
Adesso posso dirti che non mi sono mai, mai pentita di neanche un secondo del mio percorso in Australia, e non c’è niente di più soddisfacente di questo!

9-    A livello di documenti, è possibile, una volta sul posto, cercare un altro lavoro?
Io sono partita con il Working Holiday Visa, il visto che consiglio a chiunque (bisogna però avere meno di 31 anni compiuti) perché permette di lavorare, studiare e viaggiare, seppur entro certi limiti. Nello specifico, si può lavorare solo per un massimo di 6 mesi per lo stesso datore di lavoro.
Ma, a parte questo, non ci sono limiti sul tipo di lavoro che puoi fare! Io ho avuto fortuna: ho trovato un annuncio di lavoro su Facebook e sono stata assunta in pochi giorni, tra l’altro in un’agenzia che mi ha insegnato tantissime cose e dove ho vissuto esperienze indimenticabili.
La maggior parte delle persone, invece, trova più facilmente lavoro nel settore dell’hospitality (ristoranti, bar e così via): qui c’è molto più lavoro, ma sono da considerare anche la competizione e i contratti non sempre chiari e cristallini, purtroppo.



10-                     Quali sono i primi passi, a livello pratico, per chi vuole cercare lavoro in Australia? Ci sono dei canali web che consigli?
Prima di partire per l’Australia ci si può fare un’idea sui tipi di incarichi ricercati, facendo una ricerca sui siti più utilizzati, come GumTree, Seek e CareerOne. Però il lavoro lo si trova solo una volta arrivati in Australia perché, giustamente, un datore di lavoro vuole parlarti di persona prima di assumerti.
In Australia si dà molto valore al contatto diretto per cui, oltre a internet, è bene presentarsi di persona nei posti che ci interessano!
Le cose fondamentali da avere sono un CV in inglese -breve, senza foto, dritto al punto-, un TFN (una sorta di codice fiscale senza il quale non si può lavorare) e un conto bancario australiano, molto facile da aprire.
Naturalmente ci sono tante agenzie per il lavoro a cui ci si può rivolgere! Inoltre, chi ha le qualifiche per certi tipi di professioni può fare richiesta di uno Skilled visa, e allora in questo caso bisogna studiare le regole in modo più approfondito.

11-                     Che cosa consigli a chi vuole fare un’esperienza come la tua oppure a chi decide di mollare tutto e cercare lavoro in Australia?
Potrei scrivere un libro in risposta a una domanda del genere J
Ma, d’altra parte, sono convinta che ognuno debba vivere la propria esperienza seguendo un percorso del tutto personale, per cui i miei consigli potrebbero essere inutili per molti. Quello che mi sento di dire è questo:
-informati bene sui diritti, i doveri e le possibilità che hai se ti trasferisci in Australia.
Prenditi del tempo per studiare visti, assicurazioni sanitarie, possibilità di studio e di lavoro, tipi di alloggio e costi generali della vita. L’Australia è rilassata ma, allo stesso tempo, qui non si scherza su certe cose;
-L’inglese non è il tuo forte? Ti consiglio di fare un ripasso prima di partire, considerando soprattutto che la variante australiana dell’inglese non è delle più facili da comprendere (anzi!). Inoltre, se non sai la lingua, forse è meglio affidarsi a dei professionisti per quanto riguarda la burocrazia, per non commettere errori che potrebbero compromettere la tua permanenza in Australia;
-Prima di partire, prenditi del tempo per conoscere qualcosa in più sull’Australia. Ho conosciuto gente che era lì da mesi e non sapeva niente della cultura e della geografia australiana: per me è un vero peccato, oltre che uno spreco di tempo e di opportunità! Tante cose le imparerai e conoscerai “sul campo”, ma un po’ di cultura generale prima della partenza è utile per te, oltre che un segno di rispetto nei confronti di un Paese che ti ospiterà a braccia aperte;
-ultima cosa: divertiti, e non avere paura! L’Australia è il Paese perfetto per imparare a contare sulle proprie forze, conoscere nuove persone, migliorare la lingua, vivere tante esperienze diverse. Un po’ di ansia è normale e le difficoltà ci saranno, ma lasciati trascinare dallo stile di vita spensierato che c’è qui, e tutto andrà bene!


Nella prossima intervista ad Agnese parleremo sempre dell’Australia ma da un punto di vista più turistico: che cosa vedere, dove alloggiare etc. Se avete domande da suggerirmi scrivetemele nei commenti, grazie!

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A presto, 
Carlotta

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1 commenti

  1. Grazie mille Carlotta per avermi dato quest'opportunità, mi sono divertita e anche un po' emozionata a ripercorrere le mie esperienze in Australia!!
    Un grande abbraccio :)

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