5 cose che ho imparato vivendo all'estero da sola

Sono solo pochi i mesi in cui ho fatto una grande valigia ed ho deciso di tornare a Barcellona. A maggio venni qui per un mese, era sempre stato il mio sogno capire se questa città potesse accogliermi come aveva fatto nelle mie brevi visite da turista, successivamente sono tornata a novembre e dicembre. E poi il 2017, ed eccomi qui. Di nuovo qui e senza un vero e proprio biglietto di ritorno. 
Stare a Barcellona mi ha permesso di mettere a fuoco me stessa ed i miei obiettivi, ma anche scrollarmi di dosso tante paure ed ansie con cui convivevo da troppo tempo. Mi sembrava di vivere in una nube grigia che non mi permetteva di vedere al di là del mio naso. 
Finalmente la nube si sta disperdendo e poco a poco vedo il sole.




1)Fare a meno del superfluo e delle cose di sempre
Riempire una valigia pensando di tornare a casa solo dopo qualche mese può sembrare, per chi non è abituato, un po' difficile. Significa fare delle scelte consapevoli di ciò che è importante e di ciò che può rimanere a casa, che sia un vestito, un libro o una fotografia che ci fa stare bene. 
È come mettere un po’ della tua vita in uno spazio ristretto e capire poco a poco che quel profumo, quel cappotto, quel piatto di pasta al pomodoro preparato dal babbo, quel programma in televisione che tanto ti piaceva li rivedrai tra un bel po’ ma che alla fine puoi benissimo vivere senza, (e ci mancherebbe!). Non parlo ovviamente solo di cose materiali e superflue, parlo di quella sensazione di casa che solo pochi luoghi riescono a darti.
Giorno dopo giorno ci si abitua a spazi diversi, odori diversi, suoni diversi e ad una vera e propria routine che bene o male inizia a fare parte di te e del tuo modo di vivere.

Vi assicuro che rendersi conto che il superfluo è solo superfluo è una grande conquista. (Anche se io al piatto di pasta del babbo non rinuncio!)

Sono una brutta persona, lo so.

2) Fregarmene dei giudizi e delle critiche - (work in progress).
“Ma che cosa è andata a fare?” “Potrà mantenersi?!” “Che cosa pensa di trovare?” “Che cosa fa tutto il giorno?” “Invece di costruirsi una famiglia, pensa a girare il mondo” “Se a Firenze non ci sta bene è perché non vuole starci lei”, etc, etc. 

Queste e molte altre frasi sono state pronunciate, sussurrate, riportate in questi mesi nei miei confronti. Ma non sono qui per giudicare chi li ha pronunciati ne dirvi come mi fanno sentire, (lo potete immaginare da soli). Penso solo che nessuno dovrebbe permettersi di giudicare un’altra persona in questo modo. Nessuno. 
Trovo davvero triste questo tipo di pensiero. 

Ciò che sto imparando però è quanto ognuno di noi è fortunato nel poter decidere se perseguire il proprio benessere oppure no. Un benessere che può tradursi in un cambiamento, in una sfida oppure in un semplice obiettivo. Perciò vado avanti nei miei obiettivi fiera di ciò che sto imparando giorno dopo giorno. E nonostante, qualche mal di pancia, provo a fregarmene.

Mi meraviglio quando si pensa che “fare un’esperienza all’estero” possa essere facile come bere un bicchiere d’acqua. 
Vi assicuro che non lo è, e forse in cuor mio, è per questo che mi piace e mi fa stare bene. 
Mi piace stare in un Paese che ogni giorno mi obbliga ad uscire dalla mia comfort zone. 
Mi piace rendermi conto che sto davvero imparando bene lo spagnolo. 
Sono fiera di me stessa quando mi chiamano per fare un colloquio in una lingua che non è la mia ed uscire a testa alta.

Ricordo perfettamente la sensazione dei primi giorni insieme ai miei nuovi coinquilini che non parlano italiano. Ricordo che ridevano, discutevano ed io capivo una parola su cinque. Mi sentivo come una spettatrice di un film straniero senza sottotitoli.

Immaginate la soddisfazione di adesso nel partecipare ad una cena e poter ridere, interagire e capire. 

Ogni giorno qui è una piccola sfida con me stessa ma non tutti lo capiscono. Pensano sia tutto facile, tutto scontato.
Eppure, per me, sono proprio le sfide che aiutano a crescere e renderci conto che persona vogliamo essere.

A quelle persone che mi giudicano senza neppure chiedermi come sto vorrei dire loro di provare a fare ciò che sto facendo io, sicuramente, una volta tornate a casa, si sentirebbero meglio ed arricchite dentro, (o sicuramente avrebbero altro di cui parlare).


3) Vivere giorno per giorno senza angosciarmi sul futuro- (work in progress anche questo).
Questo è un punto di arrivo su cui sto ancora lavorando. L’angoscia per il futuro è forse il simbolo della nostra generazione. 
Fino a qualche mese fa, il pensiero di non sapere che cosa farò, dove sarò, con chi sarò di qui a sei mesi mi spaventava e mi turbava.
Ho iniziato a lavorarci sù. Mi sono detta (rendersene conto è il primo passo, no?) che è totalmente inutile angosciarmi su qualcosa che non posso minimamente controllare. 
Non ho il controllo di ciò che può accadere e di ciò che non dipende da me, perciò che posso fare? Vivere e basta.
Vivo il presente, lavoro sul presente, lavoro sui miei obiettivi al meglio che posso, provo ad apprezzare ogni giorno con calma. 
Non è facile, per niente, ma penso che il giorno in cui entrerò nella prospettiva di non poter controllare tutto e di godere del tempo che ho adesso a disposizione, sarò una persona serena e felice. 

In Spagna sento spesso la parola “Disfruta!” con un significato di “Goditela!  Trai beneficio! Divertiti!”. 

Disfruta la vida!
Rimanete sintonizzati per sapere quando avverrà 😉


4) Capire che ho le risorse necessarie dentro di me
Questo punto si collega molto al mio post “Viaggiare da soli: 5 motivi per partire subito” però ci tenevo ad inserirlo ugualmente. 
Sia durante un viaggio in solitaria sia nel fare armi e bagagli e decidere di vivere da soli in un nuovo Paese, è presente quella lieve tensione mista ad incertezza riguardo l’ignoto che ci attende.
Io sono convinta che quando si decide di partire da soli, così come fare un’esperienza al di là delle nostre abitudini che non preveda per forza un viaggio, sappiamo in cuor nostro di poterla fare. 
Dentro di noi sappiamo già di avere le risorse necessarie per fronteggiare un possibile imprevisto. 
Se si paleserà un problema, perfetto, affrontiamolo e basta. Prima di iniziare avremo messo in conto che qualcosa di storto può accadere e questo è già una grande risorsa. La consapevolezza.

É già un traguardo capire fin dove ci possiamo spingere, piuttosto che esagerare solo per dimostrare qualcosa ad altri.
Ad altri chi poi?

Scorcio vicino casa.
5) L’importanza dell’appoggio da casa
Il senso di colpa, il pensiero costante di star facendo qualcosa di sbagliato, qualcosa che sta ferendo altri. Avete presente il peso insormontabile di queste sensazioni?
Avere un appoggio da parte di chi è a casa, sapere che ci sostengono (anche se non sono d’accordo con noi) e che ci vogliono bene, per me è una risorsa irrinunciabile. Alcune volte ho dubitato, lo ammetto, e ammetto anche di essere comunque andata avanti per la mia strada. 
Per questo so con certezza che sentire una mano sulla spalla, ogni tanto, mi fa tirare un sospiro di sollievo e mi fa godere di più del mio tempo qui, sebbene lontano da chi di solito mi è vicino.


Non sono solo cinque le “cose” che ho imparato in questi mesi, sono molto di più. Se volete un altro post del genere non esistete a scrivermi, a me fa tanto piacere. 

E voi che cosa avete imparato vivendo da soli all’estero?


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3 commenti

  1. Carlotta, questo post mi è piaciuto moltissimo. Mi rivedo tanto in te, nei tuoi pensieri ed anche nei tuoi mal di pancia (ahimè!). Keep going on...questo è quello che mi sento di dirti. Uno dei doni che ci han regalato è il libero arbitrio, la possibilità di decidere per noi stessi. I sensi di colpa, le frasi degli altri, tutto il contorno che c'è in una decisione importante come la tua rimane solo un contorno. Il difficile è imparare a capirlo e distaccarsi da questo contorno, non permettergli di starci addosso e diventare nostro. Ma tu ci stai riuscendo, e di certo non è un mal di pancia che ti/ci fermerà.
    Un abbraccio e ...disfruta!!!!
    Ale

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    Risposte
    1. Ciao Ale,
      grazie davvero per il tuo commento ed il supporto!
      Non è semplice farsi scivolare tutto di dosso, ma credo che con un po' di lavoro su se stessi sia possibile :)
      Forza e coraggio, quindi!

      Un abbraccio a te :)

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  2. Molti italiani vedo che si sentono soli all'estero.
    Premetto che sono una persona capace di adattarsi, perchè ho iniziato a viaggiare da ragazzino per necessità. Conosco le lingue locali.. non faccio come quegli italiani che lavorano decenni nei ristoranti, non spiccicano una parola di tedesco(per esempio), e poi si lamentano perchè "i tedeschi non gli parlano!"
    Certe persone se la cercano. La lingua locale è essenziale per poter comunicare, capire cosa dicono gli altri, intervenire in maniera appropriata. L'inglese lo parlano solo alcuni e viene usato con i turisti.
    Premesso che le belle personesi trovano ovunque, sento alcuni lamentarsi sempre delle stesse cose: sono sola.. .. "mi mancano u mari e u suli".., mi mancano gli amici...) Vorrei dire la mia:
    Ho vissuto in particolare, in 2 paesi:
    Irlanda e Germania. Sono Bolognese. Mi sono spostato per lavoro e studio. Ovviamente non posso raccontarvi tutto, vi dico solo qualcosa.
    Irlanda? mi sono trovato anche meglio che in Italia. La famiglia? sicuramente manca ma potevano venirmi a trovare.
    Avere rapporti sociali in Irlanda non è stato difficile, per fare un esempio: appena arrivato chiedo informazioni a una ragazza per andare in un posto, lei mi accompagna in macchina e mi fornisce l’indirizzo del suo locale. (mai successo in Italia, dove di solito con gli estranei non si usa parlare molto, almeno dalle mie parti).
    Sulla nave che parte da Holyhead, mi invitano subito degli estranei, a mangiare con loro al ristorante nel loro stesso tavolo! (anche questo mai successo in Italia). Questo per dire l’impatto iniziale… poi dovrei raccontare altre cose che sono lunghe.
    Rapporti duraturi? ne ho avuti molti all'estero, sia di amicizia che altro..
    Io sono nato e cresciuto nella "rossa" Emilia Romagna. Dalle nostre parti, la gente, a volte, è “veramente” molto più chiusa con gli estranei, fredda e a volte menefreghista (non generalizzo, però molti lo sono).
    Facendo un confronto con alcune zone della mia città, per molti, è addirittura più facile fare amicizia nel Nord Europa, soprattutto se non sono Brad Pitt (sei una persona normale) o il classico “tamarro” super-abbronzato che si veste da fighetto(Sullo stile di certe trasmissioni italiane).
    Alcune conoscenze durano altre no.. come è normale che sia.. il bilancio è nettamente positivo.
    Ho vissuto in Bassa Sassonia, poi anche a Berlino.
    Bassa Sassonia: qui la gente non era socievole come in Irlanda, ma sempre più che nella mia Bologna! Uscivo la sera, mi divertivo, molti rapporti sociali lo stesso.
    Ho ancora moltissimi contatti.
    A Berlino non ne parliamo, vita notturna stupenda, dopo una settimana ho trovato una che mi ha fatto girare i locali della città.
    Bologna? Conosco persone che escono quasi sempre "a comitive”. Sempre gli stessi, gruppi chiusi. Per tutta la vita.. Quando torno in Italia vedo che fanno sempre le stesse cose.(credo sia una questione culturale).
    L’abitudine delle comitive altrove, è meno comune. I ragazzi vanno via di casa a 18 anni, si muovono.. viaggiano.. sono molto più abituati ad ambientarsi con estranei.(senza generalizzare, dico quello che ho visto maggiormente).
    Questo è stato un vantaggio, sia dal punto di vista sentimentale che amichevole.
    Non metto in dubbio altre storie e mi dispiace per chi si sente solo all’estero, volevo solo raccontare la mia.

    Conosco gente in Italia che anche quando esce sta attaccata allo smartphone. (inconcepibile altrove).
    Hanno dovuto fare un social network per far parlare le persone con i loro vicini di casa! Questo a Bologna e Milano in alcune zone, altrimenti non si rivolgevano la parola.
    Alcuni sono esempi estremi.. per dire che anche in Italia non è tutto oro quello che luccica. Se uno ha una occasione importante lavorativa, all’estero, consiglierei sempre “almeno di provarci” e di non temere.
    Svalutare l'Italia non è assolutamente il mio scopo! amo il mio paese! ho fatto esempi in controtendenza per cercare di incoraggiare chi ha una occasione all'estero ma ha paura di "buttarsi!

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